INCONTRI

Il tributo a Giovanni Reale emoziona Palazzo Verbania

Relatori:
Prof. ROBERTO RADICE – Ordinario emerito di Storia della Filosofia Antica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano
Prof. PAOLO PELLICINI – Docente di Scienze Umane e Filosofia, Istituto Elvetico Lugano

Un Palazzo Verbania gremito ha accolto, nel pomeriggio di sabato 7 dicembre 2019, il terzo dei quattro “Spettacoli d’autunno”, progetto dedicato all’arte e finanziato dal Ministero dei Beni Culturali. Dopo danza e letteratura è stato il turno della filosofia, con un tributo al Prof Giovanni Reale da parte del Prof Roberto Radice e del Prof Paolo Pellicini.

La proiezione di alcuni spezzoni appartenenti ad un incontro fra Reale e l’architetto Mario Botta, svoltosi nel giugno 2014 presso l’IMF di Creva, si è alternata con il dialogo tra i due ospiti, desiderosi di omaggiare una figura molto importante a livello culturale, oltre che filosofico.

A partire dal concetto di sacralità dello spazio e dalla riflessione sul mondo contemporaneo, affrontati nei video mostrati al pubblico, le riflessioni si sono concentrate sulla concezione che Giovanni Reale aveva dell’arte, della bellezza, della tecnologia e della società.

Luino ha omaggiato così un personaggio di spessore internazionale, che scelse il Lago Maggiore e la città lacustre come luogo d’adozione.

Giovanni Reale (1931-2014) è stato un filosofo, storico della filosofia, accademico, grecista e traduttore italiano, considerato il massimo studioso contemporaneo di Platone.

IL PENSIERO STRAORDINARIO DI UN GRANDE UOMO: GIOVANNI REALE

Introduce: Prof. PAOLO PELLICINI – Docente di Scienze Umane e Filosofia, Istituto Elvetico Lugano
Relatore: Prof. ROBERTO RADICE – Ordinario emerito di Storia della Filosofia Antica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Gli artisti della Grecia antica erano convinti che le loro opere sarebbero durate nel tempo. A chi gli chiedeva perché dipingesse così lentamente il pittore Zeusi rispondeva: “Perché dipingo l’eternità”.

Si capisce la diversità fra il mondo antico che puntava a messaggi eterni e il mondo d’oggi, nichilista, società fonte di spaesamento (nel 2020 la seconda malattia sociale sarà la depressione).

Da qui la domanda fondamentale che si pone il prof. Reale, che mi pongono anche i miei alunni, domanda di senso, legittima: che senso ha parlare ancora del pensiero della Grecia antica al giorno d’oggi? Perché studiarlo? Serve a qualcosa in un mondo in cui dominano la scienza, la tecnologia, i criteri di utilità e progresso, il consumismo, l’individualismo?

Il prof. Reale parte da questa domanda. E per fare ciò, prima descrive la nostra società che, come dicono gli psicologi e gli psichiatri (Galimberti, Risè, Andreoli, Borgna, ecc.), presenta alcuni mali.

Il Reale ne stila un elenco (dieci), ne fa una critica (la filosofia è nata come critica al modo di pensare la realtà e pensa per concetti) e per ognuno il Reale espone una possibile soluzione data dal pensiero antico, che, se non è in grado di guarire, è almeno in grado di lenire il dolore, come diceva già Seneca (filosofia come terapia, come medicina dell’anima; intendiamoci non è l’unica).

Il mio intervento si è soffermato su tre di questi mali attuali, facendo un parallelismo fra pensiero filosofico e quello psicologico.

I tre mali del giorno d’oggi sono:

lo smarrimento del senso del limite
il prassismo, il fare per il fare
la felicità data dal benessere materiale
Il filo conduttore che lega questi tre mali è il venir meno del concetto di ARMONIA, di SINTESI DEGLI OPPOSTI

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La filosofia del cocktail

5 aprile 2019 presso HOTEL CAMIN LUINO

“È incredibile che il Martini abbia questo potere di sedare i conflitti dell’anima,
come un Salmo biblico, o una pagina di Montaigne”.

Non conoscevo il prof. Roberto Riva ed è sempre un piacere conoscere un collega, in questa bella serata organizzata da Lions Club Luino.

Ho accettato volentieri l’invito, dettato dalla curiosità – direi filosofica – di leggere un libro così particolare. E le sorprese non sono certo mancate.

Con gioia ho visto che l’introduzione è firmata Claudio Bonvecchio (a cui Riva ha dedicato il nome di un cocktail, il “Bonvecchio”, una variazione del cocktail Sheean, london gin + bitter Campari), docente dell’Insubria di Varese che conosco bene dato che ha presentato due miei libri, in particolare un libro in cui ho approfondito il tema del simbolismo.

E proprio da questo concetto – dal simbolo – inizierei la mia breve riflessione. Si può dire che dal p.d.v. filosofico il cocktail è un simbolo. Che cos’è un simbolo? È qualcosa che rimanda a qualcosa d’altro. E il simbolo ha sempre una valenza negativa e positiva.

Per far capire il lato negativo del cocktail mi rifaccio a un cantante a me molto caro, Sergio Caputo, frequentatore di Nightclub, che ha scritto una canzone dal titolo “Non bevo più tequila” (distillato originario dall’agave blu del Messico usato per fare cocktail come il Margarita, o la Tequila Sunrise).

Dice il testo: “Non bevo più tequila da quella volta che ho perduto te…” e canta alcuni effetti strani subiti dalla bevuta di diversi cocktail “ho visto i fiori appassire in un attimo, e i miei stivali scappare sotto il tavolo, ho visto l’ombra del gobbo di notre dame, e sette gatti neri… c’è qualche cosa che non va…”.

L’uomo di mondo, in particolare l’artista, ma anche l’uomo fragile, conosce bene questi effetti: “Non bevo più tequila da quella volta che ho perduto te…”: l’alcol come rifugio dalla tristezza. Bere significa scaldare un’anima che custodisce dentro di sé una freddezza mortale: ecco perché il bere è qualcosa di simbolico; in questo caso rimanda a una sofferenza. Chissà quanti ne ha visti il prof. Roberto Riva nelle nottate trascorse dietro al bancone dei noti bar della Lombardia.

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Oltre Confine

Istituto Elvetico di Lugano

Nel tardo pomeriggio del 4.12.2018 si è svolta la presentazione del libro Oltre Confine (Macchione Editore) presso l’Istituto Elvetico Salesiani don Bosco di Lugano (CH), nell’ambito della settimana dedicata alla promozione della lingua italiana all’estero.

È stata una splendida presentazione! Alcuni alunni e docenti hanno letto le mie poesie, un allievo ha accompagnato la lettura con bellissime melodie al violino e il pittore Italo Corrado ha ricordato la sua esperienza giovanile dai Salesiani. Il tutto arricchito dallo splendido commento del libro da parte del prof. Alberto Ghirimoldi, sotto la regia del prof. Alberto Introini.

Sono molto grato all’Istituto Elvetico per aver ospitato questo evento di poesia, pittura e musica, in una Sala Rancilio gremita di gente.

Un magnifico momento comunitario, vissuto nella gioia e nella condivisione culturale!